A piccoli passi e con molta fatica, negli ultimi tempi lo sport sta facendo la sua strada verso l’inclusione e l’uguaglianza, principi che, se ci pensiamo bene, dovrebbero essere alla base del concetto di sport stesso.
Mi rendo conto che il discorso è molto complicato e molto articolato, e trattarlo in maniera completa ed esaustiva sarebbe, in questa sede, praticamente impossibile. Però è anche giusto che ognuno faccia la sua piccola parte giornaliera, dalle Federazioni agli atleti, dai tecnici fino proprio ai media, il quale apporto è spesso determinante per far sì che certi messaggi passino in maniera corretta ed arrivino al pubblico finale.
Il nostro impegno quotidiano, su Corsia4, è da sempre quello di dare risalto ai valori dello sport che amiamo, e come appassionati (prima di tutto) ed addetti ai lavori (poi) cerchiamo di raccontare ciò che vediamo con voce indipendente ed obiettiva.
Anche se in maniera minore rispetto ad altri campi, gli sport acquatici non sono esenti dal discorso. Sulle nostre pagine abbiamo parlato di abusi, ansia ed attacchi di panico, depressione, pari opportunità, ed abbiamo sempre cercato di farlo con tatto e ponderazione, mettendo al primo posto l’ascolto.
Proprio per questo, le parole di chi è davvero protagonista della situazione sono sempre molto più efficaci, e “Maschio”, l’autobiografia di Giorgio Minisini (Sperling&Kupfer, 2023), andrebbe letta da tutti gli appassionati di sport, non solo di nuoto artistico.
Quella di Giorgio Minisini è una storia molto semplice e comune: un giovane vuole sfondare nello sport che ama e ci mette tutto il suo impegno per realizzare quel sogno. Il ragazzo in questione sembra avere tutto per riuscirci: fisicamente ed atleticamente è portato, non gli manca il talento e in famiglia lo sport che pratica è una religione. Si trova però nella scomoda condizione di pensare, a volte, di aver avuto il sogno sbagliato: Giorgio vuole sfondare nel nuoto artistico, uno sport che a livello maschile non solo ha pochissima storia ma non è quasi nemmeno riconosciuto e regolamentato.
Si tratta di una situazione particolare, che siamo abituati a vivere nell’altro senso, ovvero con le donne spesso penalizzate nel cercare di emergere o avere pari diritti e trattamenti in sport fortemente maschili, come ad esempio il calcio o gli sport da combattimento.
Se non trovano l’ambiente giusto, le ragazze che presentano interesse per queste attività rischiano di venire escluse e bullizzate, tacciate di diversità in ambienti che spesso sono ultraconservatori ed ottusi. Anche quando hanno successo, rimane molto difficile per le donne trovare pari condizioni di guadagno, pari opportunità o sana visibilità (che non sia quindi legata al fisico e all’oggettificazione dello stesso).
Minisini ha trovato sulla sua strada un pò tutte queste difficoltà, anche se le maggiori non derivavano dall’ambiente intorno a lui.
Il suo libro è il racconto di un viaggio personale ed intimo, nel quale c’è voluto sicuramente meno tempo per sentirsi accettato dalle compagne di squadra e di Nazionale che per sentirsi davvero all’altezza dei suoi risultati.
C’è tutta l’insicurezza di un adolescente alle prese con il suo talento ma anche con i turbamenti della sua età, il clamore dei risultati con il contrappeso dell’inadeguatezza. Anche dopo le prime (storiche) vittorie Mondiali, Minisini ha sentito in se la necessità di dimostrare che non fosse tutto frutto del caso ma di lavoro e dedizione al su sport.
Maschio è un libro che parla di sentimenti e di vita, e lo fa con delicatezza ma anche in maniera diretta, senza girare troppo intorno agli argomenti ed andando direttamente al punto. Da leggere.