Matt Biondi non ha bisogno di presentazioni ma, nel caso qualcuno di molto giovane volesse un ripasso, basti pensare che si tratta di uno dei nuotatori più forti della storia.

Ha vinto undici medaglie alle Olimpiadi– di cui otto ori – ed altrettante ai Mondiali (sei ori), ed è stato la colonna portante della Nazionale USA negli anni ’80, oltre ad essere il primo uomo a scendere sotto i 49” nei 100 stile.

Credo che la parola giusta sia “mito”.

Lo abbiamo contattato per farci raccontare la sua nuova avventura a capo della ISA, International Swimmers Alliance, l’organizzazione mondiale dei nuotatori professionisti.

Nata solo pochi mesi fa, la ISA risponde ad una richiesta chiara e forte dei nuotatori moderni: avere più voce in capitolo nelle decisioni riguardanti il loro sport. I membri fondatori, Katinka Hosszú, Ranomi Kromowidjojo e Chad Le Clos, sono tra i nuotatori più attivi – e spesso anche polemici – nei confronti dell’attuale dirigenza del nuoto mondiale. Il loro obiettivo dichiarato è un vero rinnovamento del mondo del nuoto, a partire proprio dalle relazioni degli atleti, i veri protagonisti, con le organizzazioni che dal nuoto traggono il maggior profitto.

Con le loro azioni negli ultimi tempi, molti nuotatori hanno dimostrato di essere pronti al cambiamento. La FINA e le Federazioni sono ugualmente pronte ad accoglierli come parte integrante del processo decisionale?

Gli atleti sono sicuramente pronti al cambiamento e questa necessità è per la prima volta avvertita anche dall’alto. La FINA lavora nello stesso modo da decenni e i cambiamenti sono lenti nel processo, non ci aspettiamo che avvenga una rivoluzione da un giorno all’altro. Tuttavia, i primi piccoli passi si stanno già vedendo: sono stato invitato ai mondiali in vasca corta di Dubai direttamente dalla Fina per parlare di ciò che vogliamo. Spero che questo tavolo si faccia davvero, sarebbe un ottimo inizio.

Qual’è la prima cosa che volete cambiare nel mondo del nuoto?

Ce ne sono tante, ma penso che l’esempio lampante venga dal Comitato per le riforme che la FINA ha recentemente indetto, nel quale ci sono sei persone ed un solo atleta. I nuotatori hanno bisogno di essere meglio e più rappresentati nei luoghi dove si prendono le decisioni.

Cosa ne pensa delle ISL?

La FINA organizza i suoi eventi da sempre, ma al nuoto manca una copertura mediatica costante, soprattutto nei lunghi periodi tra un mondiale e l’altro. La ISL è una realtà totalmente nuova, gli atleti sono felicissimi, è un prodotto che li motiva molto. E in più vengono pagati, cosa che non fa mai male.

Tra i temi a noi di Corsia4 più cari, c’è sicuramente quello della salute mentale degli atleti. Fa parte del vostro piano di azione?

Abbiamo identificato alcune aree di interesse dove concentrare il nostro lavoro, e una di quelle è la salute mentale degli atleti. Vogliamo arrivare a stanziare dei fondi e delle risorse che possano aiutare i membri della nostra organizzazione, per stargli accanto e fornirgli gli strumenti per affrontare e superare le difficoltà.

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Quali sono gli altri obiettivi?

Un altro obiettivo è aiutare i nuotatori nella cosiddetta transition, ovvero il passaggio da atleta a ex atleta. È ridicolo che si parli di retirement (pensionamento) per dei ragazzi che, quando smettono di nuotare, hanno a malapena 30 anni e tutta la vita davanti. Si tratta di saper vedere e cogliere le opportunità che la vita propone loro, e noi vogliamo aiutarli in questo.

Siamo appena nati come associazione, e mi rendo conto che certe cose hanno bisogno di tempo, ma la salute mentale è una delle nostre priorità assolute.

Ci sono anche atleti italiani che hanno aderito alla ISA?

Abbiamo già raggiunto sette atleti italiani, ma non chiedetemi i nomi per ora… chiedete a loro!

C’è posto anche per i coach nel vostro progetto?

Penso che gli allenatori siano molto meglio rappresentati degli atleti nel processo decisionale del mondo del nuoto, e in più hanno già la loro associazione. Alla data attuale, per iscriversi alla ISA bisogna essere nuotatori professionisti con un tempo nella top 20 del ranking mondiale. Abbiamo avuto già richieste da tuffatori, pallanuotisti e nuotatori di acque libere, ma per ora ci concentriamo sulla vasca.

Quanto tempo ci vorrà per mettere tutti (o la maggioranza) dei nuotatori d’accordo?

I nuotatori non saranno mai d’accordo, ma questo è anche giusto, fa parte della natura delle cose. Ho letto che ci sono voluti 10 anni prima che i proprietari ed i capi della NFL riconoscessero un ruolo attivo e decisionale ai giocatori nella lega, e parliamo di una cosa che è iniziata negli anni ‘50. Abbiamo molto da fare, ci vorrà del tempo ma il processo e iniziato.

Foto archivio ISHOF.org