Iniziata nel migliore dei modi possibili, con il bronzo di Gabriele Detti nei 400 stile, la settimana del nuoto a Rio de Janeiro non prosegue, purtroppo, con altrettante soddisfazioni.

I giorni brasiliani scorrono inesorabili senza che per il nuoto italiano ci siano emozioni da ricordare: si passa attraverso un’altra delusione per Federica Pellegrini, solo quinta nei 200 stile e sull’orlo della decisione del ritiro, ad una esclusione dalla finale della staffetta veloce maschile e della 4×200 donne, argento mondiale in carica a Kazan 2015.  Il dato negativo è lampante: se escludiamo Detti, Pellegrini e le 4×100 femminili, nessun altro atleta italiano va in finale.

L’ultimo giorno diventa così una sorta di dentro/fuori ed i 1500 uomini, in particolare, sono la gara che è chiamata da sola a salvare l’intera spedizione italiana da un bilancio tutt’altro che memorabile.

Si tratta in realtà di una situazione che ben conosciamo fin dal giorno 1, consapevoli del fatto di avere in Gregorio Paltrinieri l’unico vero asso nella manica in grado di riportare l’oro olimpico in Italia dopo otto anni.

Si tratta di speranze ben riposte, calcolate sul fatto che l’atleta di Carpi, dopo la finale di Londra 2012, non ha mai smesso di migliorarsi, ed ha inanellato una serie impressionante di risultati che lo pongono come favorito numero uno nei 1500: campione europeo sia nel 2014 che nel 2016, bronzo mondiale nel 2013 e campione mondiale in carica, a Kazan 2015, vero snodo cruciale della sua carriera.

In Russia, Paltrinieri si ritrova in finale da improvviso favorito, in una gara che avrebbe vinto probabilmente anche senza l’assenza di Sun Yang, fermato dalla mitologica rissa con i brasiliani nella vasca di riscaldamento e da non meglio specificate problematiche fisiche.

Dopo una batteria vinta abbastanza in controllo, Gregorio va in finale con la corsia 4 del favorito; i rivali più pericolosi sono gli americani Jaeger e Wilimowsky, ma la sensazione generale è che si tratti di una gara che Paltrinieri può perdere solamente da sé stesso e dal peso di doverla affrontare con un solo risultato utile possibile, l’oro olimpico.

In camera di chiamata, Greg ha accanto a sé Gabriele Detti, qualificato con il quinto tempo, che si trova nella miglior posizione possibile: nonostante sia un atleta temibile, non è il favorito, nessuno si aspetta da lui l’impresa da sogno (ne ha già fatta una qualche giorno prima) e nessuno lo metterà alla gogna se arriverà una prestazione sottotono, come al contrario potrebbe succedere a Paltrinieri.

I due amici si guardano, in qualche modo si sostengono, trovando un po’ di aria familiare anche in una situazione che di base non è affatto comoda.

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200 metri: questa la distanza che serve a Paltrinieri per staccare il gruppo ed involarsi nella sua solita, micidiale, gara di testa.

Vasca dopo vasca, passaggio dopo passaggio, il suo oro olimpico si costruisce come un grattacielo, dalle fondamenta verso la vetta, un mattone alla volta. Nessuno può resistere al suo ritmo, preciso e puntuale, studiato a tavolino, ripetuto allo sfinimento in allenamento con Morini, rimandato a mente nelle lunghe notti passate a fissare il soffitto della sua camera di Ostia.

A 100 metri dall’arrivo, con l’oro ormai in cassaforte, rimarrebbe solo il world record, sul quale ha ancora un vantaggio di 0.73 centesimi, ma l’ultimo parziale che Sun Yang mise a segno nel 2012 è inarrivabile. Non è record del mondo (14’34”57), ma il crono non sposta niente nel giudizio su una gara che va immediatamente e giustamente nella storia dello sporti italiano: Gregorio Paltrinieri è il Campione Olimpico dei 1500 stile libero.

Se c’è qualcosa che può rendere ancor più dolce un’impresa che lo è già di suo, è il bronzo che Gabriele Detti, in stato di grazia prsico-fisica, porta a casa con una gara memorabile, frutto dell’enorme lavoro svolto a Ostia e di una determinazione francamente incredibile, chiusa in 14’40”86.

A giochi fatti e dopo aver controllato il tabellone, Greg e Gabri si cercano, si guardano si sorridono.

Il loro abbraccio sulla corsia, stremati e felici, è la cartolina perfetta che l’Italia del nuoto manda da Rio de Janeiro.