Non c’è nemmeno il tempo per riprendersi dallo stupore di aver visto una ragazza di sedici anni arrivare dove quasi nessun italiano era mai arrivato, che il programma gare di Atene 2004 ci mette davanti ad un’altra finale mozzafiato.

Per l’Italia, si tratta di un’altra occasione per fare la storia, visto che nessuna staffetta è mai riuscita a salire su un podio olimpico.

Ci siamo andati vicino in diverse occasioni con la 4×100 stile maschile, ad esempio, che è arrivata quinta a Sydney 2000 e quarta qualche giorno prima, proprio ad Atene, ma è con la 4×200 che abbiamo un conto aperto con il destino a cinque cerchi. Il CT Alberto Castagnetti, che individua proprio in questa gara il termometro per misurare lo stato di salute di un movimento natatorio, ci sta lavorando da anni, in ambito olimpico dal 1988, sempre con buoni risultati ma mai riuscendo a centrare l’exploit decisivo.

Siamo arrivati quinti sia a Seoul 1988, con Gleria, Trevisan, Lamberti e Giambalvo (7’16″00), che a Barcellona 1992, con Gleria, Lamberti, Trevisan e Battistelli (7’18″10), pagando in entrambi i casi una condizione non ottimale del nostro uomo di punta, Giorgio Lamberti.

Ad Atlanta 1996 c’è stato il ricambio generazionale più netto, e la squadra formata da Rosolino, Idini, Merisi e Siciliano ha ottenuto un comunque buon sesto posto (7’19″92), preludio di quello che poteva essere il boom a Sydney 2000. Ma in terra australiana, 21 centesimi di secondo hanno tenuto giù dal podio Andrea Beccari (1’49”67), Matteo Pelliciari (1’48”41), Emiliano Brembilla (1’48”92) e Massimiliano Rosolino (1’45”91), battuti allo sprint finale dall’Olanda del mostro van den Hoogenband.

Ad Atene 2004, le cose sono cambiate.

Brembilla e Rosolino, che a Sydney erano nel loro prime, hanno quattro anni in più e nonostante rimangano punti cardine della formazione sembrano in una fase leggermente calante di carriera. Anche il supporting cast, formato da Cercato, Pellizzari e Cappellazzo, viaggia su tempi più vicini all’1’50” che all’1’49” ed è all’apparenza meno solido che in passato. L’Italia però resta una tra le favorite: nelle batterie, nuotiamo un agile sesto tempo, con Rosolino nella frazione finale e Cercato che vince il trial interno su Cappellazzo e Pellicciari.

Per il pomeriggio, possiamo contare sulla spinta di un giovane ventitreenne esordiente in nazionale, Filippo Magnini, che si è già guadagnato l’ingresso nella finale olimpica dei 100 stile, e che nei 200 sembra poter dare un apporto decisivo. La formazione che si gioca la finalissima del 17 agosto 2004 è quindi Brembilla, Rosolino, Cercato, Magnini.

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Dando uno sguardo ai partenti, si prospetta una gara divisa in due.

Da una parte ci sarà la lotta per l’oro, che si consumerà tra l’Australia di Thorpe campione in carica e gli USA del nuovo fenomeno Michael Phelps, e dall’altra la volata per il bronzo, nella quale Canada, Gran Bretagna ed Italia si contenderanno fino all’ultimo il podio di Atene.

Michael Phelps parte fortissimo in prima frazione, 1’46″49, mettendo subito un secondo tra lui e Grant Hackett e costringendo gli aussies ad una rincorsa quanto mai complicata. Lochte e Klim nuotano un tempo simile (1’47″52 vs 1’47″62) mentre Vanderkaay incrementa il vantaggio USA ai danni di Sprenger. Ian Thorpe, ultimo frazionista australiano, è chiamato all’impresa, che per poco non gli riesce. Nonostante una frazione fenomenale in 1’44″18, Thorpie tocca 13 centesimi dopo Klete Keller, che si supera con una frazione finale da 1’45″53, regalando l’oro agli Stati Uniti.

Dietro i fenomeni, l’Italia studia una tattica particolarmente aggressiva.

In prima frazione partiamo bene con Brembilla, 1’48″16, solo due decimi in più rispetto all’inglese Burnett che tocca terzo, ma è con la frazione di Rosolino che mettiamo le cose in chiaro. Il migliore dei nostri stampa un 200 da 1’46″24 e rifila due secondi all’avversario diretto, l’inglese Meadows, creando un gap a metà gara che sembra difficilmente colmabile. Il resto della finale traghetta i nostri ad una medaglia tanto desiderata quanto meritata. Cercato in terza frazione si difende con grinta e onore, 1’49″85, e Magnini mette in cassaforte il risultato con un 200 conclusivo da 1’47″58.

Un bronzo bellissimo, mai in discussione, giusto premio all’immenso lavoro sulla 4×200 che per quasi vent’anni è stato portato avanti dalla Federazione e dai tecnici italiani.

Sul podio, i volti sorridenti dei quattro frazionisti entrano di diritto nella storia del nostro nuoto.