Disclaimer: si tratta di una classifica soggettiva e basata sul gusto personale, oltre che sul cuore. Nessuno vi vieta di fare la vostra e farcela sapere.
Una staffetta che racchiude in soli tre minuti tutto quello che il grande nuoto può offrire: nomi pesanti, spettacolarità della vasca corta, continui cambi di vertice, finale thrilling con record del mondo a parimerito tra le due grandi potenze – USA e Australia – con Italia bronzo a 8 centesimi. Il miglior spot per la FINA, anzi per World Aquatics, possibile.
La più grande mezzofondista di sempre non ha sbagliato un colpo, nemmeno ai Mondiali di Budapest dove tutti la davano già per morta (e invece si è portata a casa tre ori).
La gara più significativa in questo senso è nei 400 stile, dove Ledecky nuota il record dei campionati (3.58.15) in faccia alla ragazzina emergente, Summer McIntosh. Una gara che ha qualche posizione in meno solo per l’assenza della favorita d’ufficio, Ariarne Titmus.
Anche in questo caso qualche posizione in meno per l’assenza del favorito sulla carta, Adam Peaty, ma il trionfo mondiale di Martinenghi è un momento che vale una carriera.
Il ranista varesino domina dalle batterie alla finale, mettendo in riga Kamminga, Fink e tutti gli altri pretendenti al trono e si aggiudica l’oro Mondiale che lo consacra definitivamente.
Tecnicamente forse una delle gare più belle del 2022, anche perché Marchand sembra per davvero poter insidiare l’ultimo, inossidabile, record di Michael Phelps.
Il francese nuota talmente bene che sembra quasi volercelo sbattere in faccia, e la sua parabola fin qui è di quelle che fanno gridare al miracolo.
Da consacrazione a consacrazione, anche Benedetta Pilato spazza via qualsiasi dubbio sulla sua tenuta in vasca lunga (e nei 100) mettendosi al collo quella medaglia che nel nostro nuoto hanno vinto in pochissime.
Quando si parla di Milak, ormai, nemmeno il record del mondo fa più molta notizia.
Però non possiamo sorvolare su un 1.50.34 nei 200 delfino, tempo che tra l’altro lo ha lasciato tutt’altro che soddisfatto. Solo rimandata la discesa sotto gli 1.50?
Ormai abbiamo terminato le parole per un campione del calibro di Gregorio Paltrinieri, uno che è stato dato per morto, finito, bollito talmente tante volte che si fa fatica a crederci, soprattutto guardando i risultati.
E questo 1500, vinto con una prova di forza inaudita ed un tempo da paura, 15.32.80, sommato alle imprese in acque libere colloca di diritto il nostro Greg nell’Olimpo del nuoto.
Una staffetta per rappresentare tutte le staffette che in questo 2022 hanno visto protagonisti i nostri ragazzi, dalla lunga alla corta, che ha dovuto vincere la concorrenza di molte altre belle gare, su tutte il record del mondo nella 4×100 stile a Melbourne.
La scelta è ricaduta su questa principalmente perché si tratta di un oro Mondiale in lunga, vinto davanti agli USA (senza Dressel) e con il record europeo.
Tra le due prime posizioni la scelta è stata dura, talmente dura che poteva finire tranquillamente in parimerito.
Un italiano che fa un record del mondo è una notizia eclatante e rara, che merita le primissime pagine di giornali e siti di tutto il mondo e anche la vetta di questa classifica. Farlo poi come lo ha fatto Ceccon, con la semplicità di chi sapeva che prima o poi sarebbe successo, è un valore aggiunto. Il suo dorso ha incantato tutti, il suo look scanzonato lo ha reso ancor più simpatico, le sue gare lo hanno fatto diventare volto del nuoto italiano e non solo. Ceccon è il nostro futuro e questo record un bel punto di partenza.
Con le imprese degli azzurri negli occhi e nel cuore, bisogna comunque ammettere che la gara più bella del 2022 appartiene a quel marziano di David Popovici.
Battere il record del mondo nella gara regina, dopo 13 anni, nella piscina più bella del mondo è una specie di favola, una sceneggiatura quasi perfetta per Hollywood, la cui colonna sonora è la sinfonia delle bracciate del talento romeno, il più grande incanto del 2022 del nuoto.
Foto: Fabio Cetti | LEN