La prima staffetta del programma Olimpico del nuoto si disputò nel 1904 a St Louis e fu una 4×50 iarde a stile libero, aperta esclusivamente a quattro club statunitensi, due di New York, uno di Chicago ed uno del Missouri.

In realtà, anche la squadra della Germania chiese ufficialmente di partecipare all’evento, ma venne esclusa perché non si trattava di un team di atleti provenienti dallo stesso club ma di una selezione di migliori nuotatori, la prima idea di rappresentativa nazionale. I tedeschi non presero molto bene la decisione degli organizzatori, tanto da rifiutare anche l’invito ricevuto al termine delle gare di scontrarsi contro la selezione dei quattro migliori nuotatori americani.

Nonostante il CIO la consideri una gara Olimpica a tutti gli effetti, per la sua natura completamente diversa rispetto a tutte le altre staffette la 4×50 iarde di St. Luis viene da molti esclusa dalle graduatorie, e così faremo anche noi.

Consideriamo quindi la 4×200 stile maschile del 1908 la prima staffetta Olimpica di sempre, vinta dalla ospitante nazionale del Regno Unito seguita da Ungheria e Stati Uniti.

Le donne esordirono nell’Olimpiade successiva, quella del 1912, con la 4×100 stile libero. Le staffette 4×100 mista vennero disputate per entrambi i sessi la prima volta Roma 1960, mentre la più giovane è la 4×200 femminile, presente solo da Atlanta 1996.

Il medagliere generale è ampiamente dominato dagli Stati Uniti, che hanno vinto 42 ori su 55 maschili e 29 su 48 femminili, dimostrando da sempre di ritenere la vittoria Olimpica in staffetta il vero coronamento del lavoro del team nel quadriennio precedente. In entrambi i casi è l’Australia a seguire da molto lontano con poche altre Nazioni in grado di vincere un titolo nella storia.

L’Italia è salita per la prima volta sul podio ad Atene 2004, con un bronzo ottenuto dalla 4×200 maschile che si qualificò con il sesto tempo al mattino grazie a Matteo Pellicciari, Simone Cercato, Federico Cappellazzo e Massimiliano Rosolino. Nella finale, vinta dagli USA di Phelps e Lochte per soli 13 centesimi sull’Australia di Hackett, Klim e Thorpe, gli azzurri precedettero di 77 centesimi la Gran Bretagna. La formazione italiana in finale era da sogno: c’era il veterano Emiliano Brembilla (1’48”16) finalmente a podio Olimpico, il campione affermato Massimiliano Rosolino (1’46”24), l’outsider Simone Cercato (1’49”85) autore del miglior tempo al mattino ed il giovane in rampa di lancio Filippo Magnini (1’47”58).

Sono dovuti passare 17 anni per rivedere gli azzurri sul podio, ma a Tokyo è successo per ben due volte. Nella prima giornata, con la 4×100 stile formattata Alessandro Miressi, Thomas Ceccon, Lorenzo Zazzeri e Manuel Frigo (e Santo Condorelli in batteria), argento dietro gli inarrivabili USA di Dressel, e nell’ultima giornata con il bronzo della 4×100 mista, formata da Thomas Ceccon, Nicolò Martinenghi, Federico Burdisso e Alessandro Miressi.

L’albo d’oro maschile è un’ennesima dimostrazione di superiorità statunitense. Un esempio su tutti riguarda la 4×100 mista, sempre vinta dagli USA – e spesso con il record del mondo – tranne che nel 1980, anno delle Olimpiadi di Mosca e del boicottaggio americano ai Giochi.

Anche nella 4×100 stile le vittorie non a stelle&strisce rappresentano un’eccezione da ricordare, come il trionfo australiano alle Olimpiadi di casa a Sydney – con record del mondo totale ed in prima frazione di Michael Klim -, l’exploit del Sud Africa di Schoeman e Neethling – autore anche del world record – ad Atene 2004 o lo sgarbo dei francesi a Londra 2012 – poi vendicato a Rio 2016 – dopo la delusione del 2008, quando i transalpini erano favoriti ma si scontrarono con la frazione paranormale di Jason Lezak (46”06) in chiusura.

La 4×200, staffetta più antica del programma, è quella che ha dato spazio a al maggior numero di alternative rispetto agli USA: c’è stato il ciclo giapponese degli anni ’30, la vittoria della Squadra Unificata – composta dagli atleti delle nazioni ex sovietiche – nel ’92, qualche incursione australiana, ultima delle quali nel 2000 a Sydney con Thorpe, Klim, Pearson e Kirby al record del mondo (e l’Italia quarta di 21 centesimi).

I campioni in carica sono i britannici Dean, Guy, Richards e Scott.

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La prima staffetta femminile della storia fu vinta dal Regno Unito nel 1912, ma da allora solo altre nove volte su 24 la 4×100 stile non andò a Team USA. In realtà, la vittoria nella gara a squadre più veloce sfugge agli Stati Uniti da Sydney 2000, quando furono Dara Torres e Jenny Thompson a guidare le compagne verso il world record. Da allora, per ben quattro volte a spuntarla sono state le australiane, che a Tokyo 2020ne hanno migliorato il record del mondo con Emma McKeon a 51”35 lanciata.

L’edizione dei Giochi del 2008 è stata la prima dal 1988 nella quale gli USA non hanno vinto nemmeno una staffetta al femminile. La 4×200 – capitanata dalla formidabile Stephanie Rice – e la 4×100 mista – spinta in avanti dalla frazione a rana di Leisel Jones – andarono all’Australia, che nella mista aveva vinto anche ad Atene 2004. Questo fatto del tutto eccezionale si è ripetuto anche a Tokyo, con la beffa sia nella 4×200 (cinesi vincitrici di 60 centesimi) che nella mista (australiane migliori di 13 centesimi).

Foto: Fabio Cetti | Corsia4