Quando si parla di Nuoto per Salvamento, in Italia ma non solo, il nome di Elena Prelle è sicuramente uno dei più importanti e riconosciuti. Non sono solo i suoi risultati da atleta a raccontarci il suo valore – pluri campionessa e primatista mondiale – ma anche il suo percorso come tecnico, che l’ha portata in giro per l’Europa in veste di allenatore, con risultati altrettanto positivi.In una bella chiacchierata ci ha parlato dei suoi progetti passati e futuri, ma anche del livello nazionale del salvamento che, come sapete, ha appena avuto i suoi Campionati nazionali.

Qual è la maggiore differenza che hai notato tra la realtà italiana e quella estera?

Le Federazioni estere sono diverse da quella italiana. Da noi l’impostazione è prettamente sportiva e così anche le modalità di lavoro, all’estero è più naturale trovare federazioni che provengono da un mondo simile alla nostra Protezione Civile.

Sono gli obiettivi di partenza che differiscono: in Italia si è proiettati all’allenamento ed alla prestazione mentre in Germania, ad esempio, lo scopo di base è conoscere le tecniche del salvamento, non allenarle per il salvamento sportivo. Il mio ruolo in Germania era proprio quello di selezionare gli atleti migliori e riunirli, per allenarli e prepararli alle competizioni.

Com’è stata la tua esperienza da responsabile della nazionale tedesca?

Sono stati sei anni bellissimi, indimenticabili, nei quali ho lavorato ed imparato molto ma avrei anche voluto fare di più. I risultati sono stati in crescendo, e nell’ultima stagione siamo riusciti ad arrivare quarti nel Mondiale 2022, con una squadra solo femminile.

Il lavoro svolto mi soddisfa molto, perché sono riuscita a cambiare la mentalità del luogo: da sport di contorno, poco professionistico, si è passati ad un approccio più sportivo ed agonistico. Gli atleti selezionati erano in pianta stabile al centro federale, si allenavano tutti i giorni con me: non è stato facile e avrei voluto fare di più, ma sono comunque molto soddisfatta.

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Ed ora il tuo ruolo per la Federazione Svizzera sarà simile.

Simile ma non full time: per ora ho la responsabilità di riorganizzare l’attività agonistica, stilare un programma federale che selezioni gli atleti e dia la formazione necessaria ai coach per creare la base del movimento. Il mio ruolo è quello di Senior national coach: è molto stimolante perché significa dover programmare praticamente da zero, compresi i protocolli generali da utilizzare, per impostare la crescita del movimento.

Un lavoro che sembra molto stimolante, potresti scoprire nuovi talenti anche in Svizzera come hai fatto in Germania.

Sarà molto dura, perché Nina Holt, Valentina Toti e tutte le ragazze che allenavo nell’ultimo periodo hanno portato risultati davvero eccezionali. Ma ciò che mi stimola di più è proprio la riorganizzazione interna.

Mentre in Italia cosa farai?

Da febbraio sono tesserata per i Nuotatori Canavesani e mi occupo del mare per loro, per SA-FA 2000 e per Rari Nantes Cairo Montenotte. Vivo e lavoro in Liguria, i risultati si sono già visti a questi nazionali. I Nuotatori Canavesani, per esempio, sono arrivati secondi nella classifica a squadre junior, terzi tra gli esordienti A e sesti tra i cadetti e ragazzi, con molti atleti nelle primissime posizioni in classifica. Molti dei ragazzi che seguo sono nel giro delle nazionali e questo è un bell’orgoglio.

In un movimento, quello Italiano, che è sempre molto competitivo.

Ci sono alcuni nomi che spiccano già da tempo ed altri che stanno emergendo, ma non mi vorrei soffermare troppo sui singoli. La cosa positiva è che si tratta di una movimento in continua evoluzione, che tra alti e bassi riesce sempre a trovare nuove leve di qualità e portarle ai massimi livelli nazionale e anche internazionali.

Foto: Elena Prelle

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