Ben tornati all’appuntamento con i Reportage di Corsia4!
Laura ci ha accompagnato, durante le ultime settimane del 2016, nel complesso mondo del Doping. Vi abbiamo raccontato, grazie al prezioso contributo del dottor Gustavo Savino, quali sono gli effetti collaterali delle principali sostanze dopanti, coso sono la TUE e il passaporto biologico e infine qual è il ruolo dei medici dello sport e delle diverse istituzioni che si occupano di doping (o meglio, di antidoping).
Torneremo di sicuro a parlare di questo scottante argomento, ma è ora di introdurre un’altra inchiesta che mette in luce un tema di forte interesse, il rapporto fra scuola e sport.
La parola passa quindi a Mauro bierre Romanenghi che ci terrà compagnia con i suoi… ospiti: continuate a leggere per saperne di più.
Ho letto su Internet negli scorsi mesi gli interventi di vari genitori che si dividono tra chi ha addirittura proibito al figlio di fare i compiti estivi, chi per una volta scrive una giustificazione per la figlia (Milano, la protesta di una mamma: “Mia figlia non ha fatto i compiti perché ho preferito farla giocare”), e chi invece scrive una lettera appassionata dicendo che il suo bambino i compiti li ha fatti e sempre li farà (Mia figlia ha fatto i compiti).
Al di là delle mie opinioni personali sui compiti e lo studio a casa – soprattutto sulla quantità non tanto sul fatto che ci siano o meno – e se sia giusto o meno avviare su Facebook una campagna mediatica, io leggo invece il tutto dal punto di vista del rapporto esistente tra la scuola e lo sport.
Sul nostro forum oramai si dibatte da tempo sul fatto che le due attività sono spesso inconciliabili: i ragazzi che praticano agonismo sono spesso costretti a nasconderlo per non andare incontro a ritorsioni qualsiasi sia il loro andamento scolastico.
Questo il link al forum di Corsia4 dove vi indico uno dei diversi topic che sono stati aperti e dibattuti.
Se fate una ricerca all’ interno del forum stesso, ne trovate almeno altri 4 o 5.
Ma in Internet è pieno di queste discussioni, polemiche e critiche verso il sistema scolastico italiano.
Ne volete un esempio?
Basta leggere questo articolo di 4 anni fa ma ancora attuale e riguarda due delle allora nostre grandi promesse:
Atleti e studenti allo stesso tempo? In Italia è (quasi) impossibile
Talenti liceali: nessun sostegno per chi insegue tempi da Olimpiadi. I casi di Fissneider e Polieri, nuotatrici che cercano di stare a galla
Oppure questo:
Ed ecco cosa si diceva nel 2015:
SPORT E SCUOLA: un binomio (quasi) impossibile nella nostra Italia
La questione è sempre riguardante gli orari, le lezioni molto dure ma soprattutto i compiti a casa e il tempo da dedicare allo studio.
Inoltre vi è una polemica sempre aperta riguardo alla scarsa cultura sportiva e alla considerazione in cui è tenuta l’attività fisica nella scuola italiana.
Ma è veramente così?
Siamo veramente sicuri che la scuola non faccia nulla per i ragazzi agonisti, che nulla si muova?
Ci siamo allora chiesti insieme a Marco Agosti, mio amico e prezioso collaboratore delle classifiche del portale, cosa veramente mette in difficoltà i giovani adolescenti che praticano nuoto agonistico in età scolare?
Soprattutto alle superiori, quell’età in cui il talento dovrebbe evolversi per poi essere portato ai grandi traguardi in età adulta.
Vorrei perciò accompagnarvi in un viaggio… un viaggio virtuale.
Un percorso che confronta la realtà italiana che noi tutti conosciamo, con le situazioni estere.
Non da un punto di vista qualsiasi, ma proprio quello dei “nostri” ragazzi che per brevi o lunghi periodi soggiornano e studiano in nazioni straniere e che hanno scelto nella loro esperienza di continuare a praticare la loro passione: il nuoto.
Leggeremo – sentendo anche il parere dei loro genitori e ove possibile degli allenatori – qual è la loro giornata, come si svolge lo studio e se le due attività sono più o meno conciliabili. Alla fine del percorso, ascolteremo le loro voci.
Non è mia intenzione esprimere un giudizio sulla scuola italiana, i suoi componenti, e la loro considerazione della pratica sportiva, ma semplicemente porre all’attenzione di tutti noi come lo sport non è un impedimento alla crescita psicofisica del ragazzo. Anzi può condividere il percorso educativo scolastico e diventarne parte integrante.
Nella prima parte, la prossima settimana, vedremo come si sta muovendo la scuola italiana negli ultimi anni per cercare di venire incontro ai talenti sportivi nelle fasce giovanili.
Buon viaggio