Un Settecolli preolimpico è una manifestazione carica di domande per gli atleti che sono venuti fino a Roma, molti anche dall’estero.
Mi qualificherò per le Olimpiadi?
Smetterò di fare errori madornali quando conta?
Come sta andando la preparazione, visto che a Rio sono già qualificato?
Sarà utile prendere questa gara come una finale mondiale, anche solo per provare le sensazioni?
Finora ho fatto una stagione orrenda: mi sarò ripreso?
Qualcuno si chiederà:”Passerò l’esame di maturità?”
Anche i tifosi si fanno delle domande. Oltre a quelle simili a quelle degli atleti, qualcuno si sarà chiesto chi gliel’abbia fatto fare di passare due ore sotto un caldo allucinante o se fosse possibile riservare una vasca di riscaldamento agli spettatori. Gli unici a non farsi nessuna domanda sono i ragazzini cacciatori di autografi: che ci siano venti o quaranta gradi all’ombra, che piova o ci sia il sole, si piazzano davanti agli ingressi degli atleti fin da due ore prima dell’inizio delle gare.

Alle 18.15 sono iniziate le finali ed è stato il momento delle prime risposte.

La prima gara è stata il 50 dorso femminile. In finale B ha vinto Tania Quaglieri, che col suo 28″55  sarebbe finita quarta nella finale A, vinta dalla promettentissima Kylie Mass con 27″82. La canadese aveva vinto le batterie del mattino in 27″57 e aveva così stabilito il record nazionale. Dietro di lei si sono piazzate la Listopadova con un tempo di 28″23 ed Elena Gemo con 28″40. Ottava Federica Pellegrini, che ha provato questa gara e ha chiuso in 29″12.

La corrispondente gara al maschile è andata all’israeliano Guy Barnea, che ha percorso i cinquanta metri in 25″13. Secondo il pistoiese Bonacchi a un centesimo di distanza e terzo Bohus a tre centesimi. Da segnalare la presenza in finale B del vecchio leone Mirco Di Tora e del nuovo leone Simone Sabbioni.

Dalla gara dei 400 stile sono arrivati segnali di risveglio per il mezzofondo femminile italiano. In particolare Diletta Carli ha presumibilmente avuto una risposta positiva alle domande che avrebbe potuto farsi sul senso della sua stagione. Ha nuotato infatti in 4’07″32, tempo comunque non sufficiente per conquistare il pass olimpico. Anche Alice Mizzau, ferma a Londra su un imbarazzante 4’13”, è scesa a 4’09”. Non sappiamo, certo, se il tempo di allora era dovuto ai carichi di allenamento. La vittoria è andata alla francese Balmy, bronzo olimpico uscente, che ha dominato dall’inizio alla fine e ha chiuso in 4’03″66. A quasi due secondi è arrivata la Kapás, campionessa europea in carica. Terza, appunto, la Carli.

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La risposta più attesa della giornata  per il team azzurro al femminile doveva darla e darsela, forse, Arianna Castiglioni. Colpita da un infortunio in stagione, in ritardo di preparazione, protagonista di miglioramenti nell’ultimo mese, è riuscita a dare il colpo di coda finale nell’appuntamento dove contava farlo per qualificarsi all’Olimpiade. Ebbene. Arianna ce l’ha fatta e col suo 1’07″15 nei 100 rana (passaggio in 31″55) si è ben meritata di fare compagnia a Martina Carraro a Rio. In questa gara si è piazzata seconda dietro a Rūta Meilutytė (1’06″15) e alla coppia nipponico-svedese Watanabe Johansson (1’07″35.) Grande Arianna, determinata e più forte degli infortuni.

Se qualcuno si fosse atteso una prestazione di un azzurro sui 100 rana maschili sotto il minuto o anche solo che avesse ottenuto il tempo limite per Rio, sarebbe rimasto deluso. In una gara che vedeva la presenza di van der Burgh, Titenis e un Gjurta relegato alla finale B, ha vinto il lituano in 59″63. Dietro di lui Lorenzo Antonelli (1’00″77) e la coppia Vom Lehn  Martinenghi (1’00″87, per l’azzurro è record italiano junior e miglior tempo cadetti in tessuto).

Una delle ragazze che forse attendeva più risposte da se stessa era Stefania Pirozzi, dopo la penuria di risultati e lo sfogo in diretta TV che le è costato il divorzio consensuale con Stefano Morini, il ritorno a Napoli e l’esclusione dal collegiale azzurro in Sierra Nevada. Dopo tre frazioni in cui è passata velocemente e facendo pensare a un possibile miracolo, ha subito il ritorno delle avversarie e l’impietoso riscontro del cronometro nell’ultima vasca. Il suo 2’09″66 è un tempo migliore rispetto a quello degli europei, le è valso il secondo posto, fa pensare bene per le prossime sue gare, ma non è bastato per Rio. Ha vinto l’ungherese Szilágyi in 2’08″55. Terza la canadese Lacroix in 2’09″93.

Il solito campionissimo László Cseh ha vinto i 100 farfalla uomini in 52″21 davanti al compagno di squadra Telegdy (52″74) e al britannico Barrett (52″91.)

Una gara da finale europea è stata quella dei 50sl femminili. La presenza di maggiore significato era quella di Inge Dekker, tornata alle gare dopo l’intervento chirurgico subito per un tumore alla cervice. La vittoria morale va a lei. Quella in vasca, invece, è andata alla connazionale Kromowidjodjo, che col tempo di 24″28, si è lasciata alle spalle la canadese (un’altra!) Van Landeghem (24″71) e la Alshammar (24″75). Silvia Di Pietro si è piazzata quarta in 25″23. Settima Erika Ferraioli in 25″72.

Purtroppo ci sono anche le risposte comprensibilmente negative. Che Marco Orsi fosse riuscito a trovare in un mese, dopo il virus che lo ha colpito, la forma olimpica, era una speranza che al momento pare essersi infranta. Nei 50 stile si è piazzato settimo con 22″48. La gara è stata vinta da Proud (22″07) su Dotto (22″29) e Shioura (22″30), ma a noi piange il cuore per lo sfortunato atleta azzurro. Non tutto è perduto: magari  nei 100 stile risorge oppure… beh, all’Olimpiade manca ancora un po’ di tempo e in funzione della staffetta potrebbe riservarci delle sorprese. Sicuramente lui ce la metterà tutta per riuscirci.

(foto copertina: Fabio Cetti | Corsia4.it)